In ripresa il potere d'acquisto delle famiglie italiane
5 lug 2024 | 3 min di lettura | Pubblicato da Franco C.
Aumentata anche la propensione al risparmio
In ripresa il potere d’acquisto delle famiglie e la propensione al risparmio nel primo trimestre 2024. Lo afferma l’Istat secondo cui nel primo trimestre 2024 il reddito disponibile è aumentato del 3,5% rispetto al quarto trimestre 2023 e la spesa per consumi finali è cresciuta dello 0,5%. Sempre nel primo trimestre 2024, è aumentata anche la propensione al risparmio in crescita del 2,6% rispetto al trimestre precedente, attestandosi al 9,5%. Cresce anche il potere d’acquisto delle famiglie: +3,3%, lievemente frenato dall’aumento dei prezzi al consumo.
In ripresa il potere d'acquisto delle famiglie italiane
“Nonostante alcune battute di arresto nei trimestri precedenti - commenta l'istituto di statistica - il potere d’acquisto delle famiglie prosegue il percorso di ripresa che, grazie al rallentamento della dinamica dei prezzi, era cominciato nel primo trimestre dello scorso anno. Prosegue inoltre la ripresa della propensione al risparmio delle famiglie, che aveva toccato il suo minimo storico nell’ultimo trimestre del 2022”.
Critiche dall'Uniona nazionale consumatori
“Bene il rialzo del potere d’acquisto, dovuto all’effetto inflazione, in netto calo – sottolinea Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – I consumi delle famiglie, però, sono ancora asfittici e salgono solo dello 0,5% sul trimestre precedente e dell’1,2% sul primo trimestre 2023. Il divario con il reddito disponibile, che invece segna un rialzo del 3,5% sul quarto trimestre 2023, attesta che le famiglie hanno paura di spendere e stanno cercando di recuperare le perdite subite nei mesi precedenti, incrementando i risparmi. Insomma, a titolo precauzionale preferiscono mettere i pochi soldi che hanno sotto il materasso”.
A giugno risale la fiducia dei consumatori
A giugno 2024 l’Istat rileva che l'indice della fiducia dei consumatori sale da 96,4 a 98,3, mentre l’indicatore composito di fiducia delle imprese scende da 95,1 a 94,5. È il secondo aumento consecutivo, in valore è il più alto da febbraio 2022. Un'evoluzione positiva che, secondo l'Istat, riflette un generale miglioramento di tutte le sue componenti, ossia clima economico e quello futuro. Entrambi, infatti, registrano gli aumenti più marcati e passano rispettivamente, da 101,9 a 105,3 e da 95,7 a 98,7. Il clima personale sale da 94,4 a 95,8 e quello corrente passa da 97 a 98,1.
Fiducia dei conmsumatori mai così alta dal 2022
“L’indice di fiducia dei consumatori – commenta l'istituto di statistica - aumenta per il secondo mese consecutivo e raggiunge il valore più elevato da febbraio 2022. Si segnala un diffuso miglioramento di tutte le variabili che compongono l’indice, ad eccezione dei giudizi sul bilancio familiare e delle opinioni sull’opportunità di risparmiare nel momento attuale”.
Incremento inaspettato?
Pongono qualche dubbio le associazioni dei consumatori. “Questo incremento - spiega Martina Donini, presidente nazionale di Udicon, Unione per la difesa dei consumatori - potrebbe tradursi in una maggiore propensione al consumo, elemento cruciale per stimolare la domanda interna e, di conseguenza, la crescita economica. Un miglioramento suggerisce che i consumatori stanno guardando con maggiore ottimismo al futuro economico del sistema Paese. Al contrario, il calo della fiducia delle imprese, specialmente nei settori manifatturiero e dei servizi, richiede attenzione. È essenziale che l’aumento della fiducia dei consumatori si traduca in un effettivo incremento dei consumi, ma è altrettanto importante che le imprese siano in grado di rispondere a questa potenziale domanda”.
Luci e ombre per il Codacons
“La fiducia delle famiglie sale, spinta dalla frenata dell’inflazione, mentre per le imprese si tratta del terzo calo consecutivo – spiega il Codancos – Se da un lato l’incremento della fiducia dei consumatori rappresenta un segnale positivo soprattutto ai fini della propensione alla spesa nel breve termine, dall’altro il calo dell’indice per le imprese preoccupa, perché potrebbe avere effetti negativi sugli investimenti e sull’occupazione”.
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