Crediti deteriorati: cosa sono, perché sono aumentati e perché caleranno
9 lug 2024 | 2 min di lettura | Pubblicato da Paolo F.
Miglioramenti nel prossimo biennio
Sono aumentati nel 2024, ma dovrebbero ridursi nei prossimi due anni, fino a tornare sotto i livelli pre-Covid nel 2026. Si tratta dei “crediti deteriorati”. Il termine è tecnico, ma non riguarda solo la contabilità delle banche: è un indicatore della salute economica e un problema sia per debitori che per i creditori. Ma di cosa stiamo parlando esattamente? E perché i crediti deteriorati, dopo un periodo di aumenti, stanno iniziando a calare?
Cosa sono i crediti deteriorati
Un credito è deteriorato quando il debitore è in grave ritardo con le rate o quando il creditore (quindi, di solita, una banca) valuta improbabile il recupero del prestito. Quando i crediti deteriorati aumentano, vuol dire che famiglie e imprese sono in difficoltà. Succede quando l’attività economica rallenta e quando i tassi aumentano. È proprio quello che è successo negli ultimi anni: la Bce, per raffreddare l’inflazione, ha aumentato i tassi di riferimento, rendendo le rate più onerose.
Perché sono aumentati
E così, come conferma Abi e Cerved, i crediti deteriorati sono aumentati. Il picco di questo ciclo – comunque lontano dai massimi storici – dovrebbe essere raggiunto nel 2024, quando il tasso di deterioramento (cioè la percentuale di crediti difficili da esigere sul totale di quelli erogati) delle imprese dovrebbe raggiungere il 3,5%, il valore più elevato dal 2016. In sostanza, su 1000 euro dati in prestito, le banche danno per persi (in tutto o in parte) 35 euro.
Quando e perché caleranno
La situazione, però, dovrebbe migliorare. Il tasso di deterioramento dovrebbe ridursi al 3,2% nel 2025 e al 2,7% nel 2026. Chi ha un debito dovrebbe quindi avere più ossigeno. Per due motivi: da una parte, la Banca centrale europea ha avviato la riduzione dei tassi d'interesse, contribuendo ad alleggerire le rate e migliorando le condizioni di accesso al credito; dall’altro, è prevista “una graduale ripresa dell'attività economica”.
A partire dal 2024, infatti, il Pil si rafforzerà e l’inflazione continuerà ad affievolirsi. Attenzione però a non peccare di eccessivo ottimismo. Abi e Cerved sottolineano infatti che la crescita sarà comunque blanda. E sarà esposta a “un elevato grado di incertezza”. Va poi capito con quale ritmo la Bce deciderà di allentare la propria politica monetaria. Cioè, in sostanza, con quale velocità caleranno ulteriormente i tassi (e quindi il costo dei prestiti).
In sintesi: all’aumento dei crediti deteriorati di quest’anno, seguirà “una graduale discesa nel biennio successivo”. Salvo imprevisti.
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