Prestiti: i costi stanno per cambiare?
4 feb 2022 | 4 min di lettura | Pubblicato da Maria P.
Una volta ogni tre mesi, la Banca d’Italia pubblica il suo Bollettino economico, un documento che fa il punto sull’economia italiana nel contesto globale. Il primo esce a gennaio: e infatti, il primo Bollettino del 2022 è uscito da poco. È interessante dargli una letta perché, fra le altre cose, parla di credito, anche al consumo.
Consumi delle famiglie in rallentamento
“Dopo la forte espansione nel secondo e nel terzo trimestre”, si legge nel Bollettino, “le informazioni più recenti suggeriscono un deciso rallentamento dei consumi delle famiglie nella parte finale dello scorso anno”.
Il motivo non è difficile da immaginare: c’è stata la risalita dei contagi di Covid-19, trainata dalla variante Omicron, e c’è stato il conseguente peggioramento delle aspettative sulla situazione economica del Paese, che ha avuto l’effetto di spingere alla cautela i consumatori alle prese con le loro decisioni di acquisto.
Ancora stabile il rapporto tra debito e reddito disponibile
Nel terzo trimestre, il debito delle famiglie in rapporto al reddito disponibile si è mantenuto stazionario, al 65,2%, sotto quello medio dell’area euro (98,3%). In rapporto al Prodotto interno lordo, poi, il debito delle famiglie è leggermente diminuito: 43,8%, a fronte del 60,8% dell’area euro. Un riflesso, questo, “della dinamica positiva del Prodotto”.
Che cosa dire delle condizioni di offerta del credito?
Quando parliamo di condizioni di offerta del credito, ci riferiamo al tasso d’interesse che la banca (o altro intermediario autorizzato) sceglie di applicare, alla luce di una serie di criteri: per esempio, quanto le costa a sua volta prendere a prestito soldi sul mercato e quanto chi le sta chiedendo il prestito dà segni di affidabilità.
Ebbene, ci dice il Bollettino, “nell’ambito dell’indagine sul credito bancario nell’area dell’euro (Bank lending survey o Bls) terminata il 4 ottobre e relativa al terzo trimestre del 2021, gli intermediari italiani hanno continuato a segnalare politiche di offerta nel complesso distese”. Cioè, più convenienti anche per noi consumatori (oltre che per le imprese). In particolare, i criteri di concessione applicati al credito al consumo sono diventati lievemente più favorevoli, a valle del minor rischio percepito sulla clientela.
Sempre lato offerta, per l’ultimo trimestre dello scorso anno le banche dicevano di aspettarsi:
- un moderato irrigidimento delle politiche di offerta per i prestiti alle imprese;
- una lieve attenuazione di quelle per i mutui;
- una sostanziale stabilità per il credito al consumo.
Lato domanda, nel terzo trimestre sono cresciute di nuovo le richieste di prestiti bancari da parte delle famiglie, anche per il comparto del credito al consumo, “in linea con la maggiore fiducia dei consumatori e con il basso livello dei tassi di interesse”. Per l’ultimo trimestre, gli intermediari intravedevano una stabilità per la richiesta di credito destinato ai consumi.
Occhio al giro di boa alla Banca centrale europea
L’indagine sul credito bancario ha compreso al suo interno anche “una valutazione dell’impatto delle misure di politica monetaria adottate dalla Bce”. Se le condizioni di offerta fino al momento dell’indagine sono state nel complesso favorevoli, è stato anche grazie agli strumenti messi in campo dalla Banca centrale europea.
Messi in campo, lo ricordiamo, per contrastare la gelata che ha fatto seguito alle batoste economiche degli ultimi dieci anni: la crisi del debito sovrano del 2011-2012 (vi ricordate la Grecia?) e poi, in tempi ahinoi ancora attuali, la pandemia di Covid-19.
Tra questi strumenti, oltre ai tassi d’interesse, c’è il Programma di acquisto di attività finanziarie (l’Asset purchase programme, o App), quello per l’emergenza pandemica (Pandemic emergency purchase programme, o Pepp) e poi la terza serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (Targeted longer-term refinancing operations, Tltro3).
Secondo le banche, spiega il Bollettino, “l’impulso favorevole di queste misure si è tradotto in un lieve allentamento dei criteri di offerta di credito e in un aumento dei volumi di prestiti erogati, soprattutto alle imprese”. Ora, però, anche la Bce si prepara ad avviare un ritiro, per quanto graduale, di tutto questo arsenale. Se tanto ci dà tanto, dunque, le condizioni poste dalle banche potrebbero diventare un po’ più rigide. Ma non è detta l’ultima.
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