Il Taeg sale: quindi?
12 mag 2023 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.
“Il Taeg sulle nuove erogazioni di credito al consumo si è collocato al 10,12%”, mentre nel mese precedente era al 9,88%. Lo fa sapere la Banca d’Italia nel nuovo documento della serie Banche e moneta.
Il Taeg, quindi, è salito. Il che significa che prendere un prestito afferente alla categoria del credito al consumo oggi costa di più. Tra mutui e altri finanziamenti, quasi tutti nella vita ci siamo almeno una volta imbattuti nel famoso Taeg. Perciò più o meno tutti abbiamo un’idea – seppur vaga, magari – di cos’è e cosa significa.
Del resto, in questi anni ce ne siamo occupati spesso, su questo blog. Lo abbiamo fatto anche recentemente. Ma un ripasso ha sempre una sua utilità. Vediamo quindi di capire, più nel dettaglio, che cos’è il Taeg e che cosa lo differenzia dall’altro tasso di cui pure vi parliamo spesso, il Tan.
Cos’è il Tan?
Il Tasso annuo nominale è il tasso d’interesse “puro”, in percentuale sul credito concesso e su base annua. “Puro” – come ci spiega la Banca d’Italia nella sua guida al credito ai consumatori – vuol dire che non include spese o commissioni. Per questa ragione, non è un indicatore del costo totale del finanziamento, espresso invece dal Taeg.
Cos’è il Taeg?
Il Tasso annuo effettivo globale, espresso anch’esso in percentuale sul credito concesso e su base annua, include praticamente tutti i costi (o quasi, come vedremo tra poco) e per questo è il più utile per mettere a fuoco il finanziamento che più si confà ai propri obiettivi e bisogni.
“Il Taeg è lo strumento principale di trasparenza nei contratti di credito ai consumatori”, precisa la Banca d’Italia nella sua guida sul credito ai consumatori. Perché non solo include (quasi) ogni costo, ma è anche un indice armonizzato a livello europeo. Vale a dire? Generalmente, quando una misura o un indice è “armonizzato” a livello europeo vuol dire che in Europa si adotta lo stesso parametro o criterio, il che consente una comparabilità anche oltreconfine, diciamo.
Più precisamente, il Taeg consente di confrontare con facilità e in modo rapido tutti i finanziamenti, “anche quelli offerti da operatori stranieri sul mercato italiano”. Ma attenzione: ci sono spese che nemmeno il Taeg include.
Cosa c’è nel Taeg?
Per farla breve, possiamo dire che rientrano nel Taeg:
- il Tan;
- le commissioni, incluse quelle per gli intermediari del credito;
- le imposte;
- altri costi e spese legati ai servizi accessori (per esempio le polizze assicurative) obbligatori per legge, o comunque necessari per ottenere o continuare a fruire del credito alle condizioni offerte, a meno che non siano quantificabili in alcun modo al momento del calcolo del Taeg (in questo caso i servizi accessori vanno indicati a parte).
Ci sono invece altre voci che non confluiscono nel Tasso annuo effettivo globale. Si tratta di:
- eventuali penali e gli interessi di mora se il consumatore non paga le rate o se non le paga puntualmente;
- le spese aggiuntive saldate in contanti o con carta di credito al momento dell’acquisto, per esempio per il trasporto del bene acquistato o per il ritiro di quello vecchio;
- le spese notarili;
- le spese per i servizi accessori facoltativi (per esempio, le polizze assicurative facoltative).
Per legge, il Taeg va sempre indicato nei messaggi pubblicitari, nella documentazione informativa e nel contratto. Nei messaggi pubblicitari, sottolinea Bankitalia nella sua guida al credito ai consumatori, “deve avere almeno la stessa evidenza di tutti gli altri costi e informazioni”.
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