Conti e credito: i costi
18 nov 2022 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.
Conto corrente, quanto mi costi? Il punto sul 2021 – o, per essere più precisi, “sulle spese di gestione effettivamente sostenute dalle famiglie nel corso di un anno e documentate negli estratti conto di fine anno” – lo ha fatto di recente la Banca d’Italia.
Conto corrente: quanto ci costi?
Nel 2021, ci dice la Banca d’Italia, la spesa per la gestione di un conto corrente è cresciuta di 3,8 euro, “raggiungendo l’importo di 94,7 euro”. Una variazione legata alla crescita tanto delle spese fisse quanto di quelle variabili, “che hanno contribuito rispettivamente per il 73,4% e per il 26,6% all’aumento complessivo”.
L’esborso per i conti correnti online, dal canto suo, è salito da 21,5 a 24,3 euro, per via della spesa per i canoni di base e di una maggiore operatività. I conti postali sono passati da 53 a 58 euro, principalmente per la maggiore operatività dei correntisti.
E poi c’è tutto il tema delle aperture in conto corrente, degli scoperti e degli sconfinamenti, di cui abbiamo parlato anche di recente.
Aperture in conto corrente, scoperti e sconfinamenti
È apparsa in leggero calo la commissione per la messa a disposizione dei fondi applicata nei contratti di apertura di credito in conto corrente: dall’1,8% all’1,7% del credito accordato. Mentre la commissione unitaria di istruttoria veloce – o “CIV” – su sconfinamenti e scoperti di conto corrente è scesa da 18,9 a 16,9 euro.
Di cosa parliamo quando parliamo di commissioni?
Come ricorda la stessa Bankitalia nella sua indagine, le commissioni applicabili agli affidamenti e agli sconfinamenti includono:
- una commissione onnicomprensiva per la messa a disposizione fondi, indicata anche con la sigla “MDF”, applicabile alle aperture di credito regolate in conto corrente;
- la commissione di istruttoria veloce (CIV), che invece si applica agli sconfinamenti.
La prima è, spiega Bankitalia, “una commissione onnicomprensiva commisurata alla somma messa a disposizione del cliente e alla durata dell’affidamento”. L’ammontare è liberamente determinato nel contratto, ma attenzione: non può andare oltre lo 0,5%, per trimestre, della somma affidata.
Essendo onnicomprensiva, fa sì che sulla messa a disposizione e sull’uso dei fondi non si possano caricare altri oneri. “Sulle somme effettivamente utilizzate dal cliente”, si legge ancora nel documento, “si applica inoltre il tasso di interesse pattuito in relazione alla durata degli utilizzi”.
La CIV, dal canto suo, è fissa ed espressa in valore assoluto: attraverso di essa, la banca punta a recuperare i costi mediamente sostenuti per lo svolgimento dell’attività di istruttoria in caso di sconfinamento.
Le attività di istruttoria in caso di sconfinamento
In riferimento agli sconfinamenti, la banca svolge infatti tutta una serie di attività interne, fra le quali l’accesso alle banche dati e le varie ricerche sul cliente. Ma attenzione: non sempre la CIV è dovuta.
In particolare, non è dovuta quando:
- lo sconfinamento, anche se derivante da più addebiti, è inferiore o pari a 500 euro e non ha una durata superiore a sette giorni consecutivi (il consumatore beneficia di questa esclusione per una volta al massimo per ognuno dei quattro trimestri che compongono l’anno solare);
- lo sconfinamento ha avuto luogo per effettuare un pagamento a favore dell’intermediario;
- lo sconfinamento non ha avuto luogo perché l’intermediario non vi ha acconsentito;
- lo sconfinamento è solo sul saldo per valuta.
Le banche, nell’ambito della propria autonomia negoziale, possono prevedere condizioni di maggior favore per la clientela rispetto a quanto previsto dalla disciplina. Per la remunerazione degli sconfinamenti è ammessa l’applicazione di un tasso d’interesse sull’ammontare e per la durata dello sconfinamento.
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