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Consumi: la nota Istat

13 mag 2022 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

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Come se la passano le famiglie italiane? Tante volte, in questi ultimi due anni, ci siamo posti la domanda. A dare, se non una risposta, quantomeno un aggiornamento è la nota mensile dell’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, fresca di stampa.

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Ad aprile”, ci dice l’Istat, “la fiducia di famiglie e imprese si è mantenuta sui livelli del mese precedente in presenza di andamenti eterogenei delle aspettative”. Se da un lato, per quanto riguarda le famiglie, sono apparsi peggiorati “i giudizi sul clima corrente”, c’è un po’ più di positività a proposito del futuro.

Famiglie e consumi: come siamo messi?

Allora, prima di tutto il quadro generale: l’economia, lo sappiano, è in una fase di rallentamento, “caratterizzata dalle forti pressioni inflazionistiche e dal cambio di intonazione delle politiche economiche”. In compenso, a marzo il mercato del lavoro “ha mostrato un deciso miglioramento, con un incremento dell’occupazione e una riduzione della disoccupazione e dell’inattività”.

Più lavoro vuol dire più reddito, da mettere al servizio della spesa e/o delle richieste di credito al consumo. Ma c’è un “ma”. Ed è l’inflazione: i prezzi, sappiamo anche questo, sono in aumento. Eppure, ad aprile, ci informa sempre la nota dell’Istat, “l’inflazione ha segnato una prima decelerazione, interrompendo la fase di progressivi aumenti in corso da nove mesi”.

Prezzi in rialzo ma non troppo?

Intanto, però, i riflessi sui consumi cominciano a vedersi: in flessione le vendite al dettaglio, con un calo a marzo rispetto al mese precedente che ha riguardato sia i beni alimentari sia quelli non alimentari. In ogni caso, in base alla stima preliminare, la variazione rispetto allo stesso mese dello scorso anno dell’indice per l’intera collettività (Nic) “è risultata pari a +6,2% (+6,5% il mese precedente) e l’inflazione acquisita per il 2022 è aumentata solo di un decimo di punto rispetto al mese precedente (5,3%)”.

Un rallentamento, quello rilevato, attribuibile principalmente agli andamenti dei prezzi della componente energia, “che hanno segnato una variazione tendenziale pari a +42,4%”, dal +50,9% di marzo.

La decelerazione ha riguardato i due fronti, ossia:

  • i prezzi degli energetici regolamentati, di riflesso agli interventi governativi di contenimento della spesa per le bollette di luce e gas;
  • i prezzi degli energetici non regolamentati, “il cui andamento ha risentito anche delle fluttuazioni delle quotazioni del petrolio”.

Cosa ci dice il “carrello della spesa”?

Il “carrello della spesa” ha portato a casa un ulteriore aumento, al 6% dal 5% di marzo. Nel mese di aprile, il dato al netto di energetici e alimentari freschi ha mostrato un altro rialzo, al 2,5% dall’1,9% di marzo, proprio come l’inflazione che non tiene conto dei soli beni energetici (2,9% dal 2,5%).

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo Ipca – che è l’indice armonizzato europeo, messo a punto per rendere possibile una misura dell’inflazione comparabile a livello europeo – è salito del 6,6% su base annua, meno della media dell’area, ma sempre per effetto dell’allargamento della componente relativa ai prezzi degli alimentari, dei beni industriali non energetici e dei servizi. In ogni caso, il dato ha segnato un ampliamento del “differenziale inflazionistico tra l’Italia e l’area euro”.

Cosa si aspettano ora i consumatori?

Dalle aspettative dei consumatori sugli sviluppi dell’inflazione sono emerse “incertezza e cautela”. Staremo a vedere.

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