Come funzionano i Sistemi di informazione creditizia?
6 nov 2020 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.
C’è la Centrale rischi, l’archivio gestito dalla Banca d’Italia; e poi ci sono gli archivi gestiti da società private, a cui banche e finanziarie partecipano in modo volontario trasmettendo i dati sui finanziamenti concessi. Tanto la Centrale rischi quanto gli archivi privati registrano tutta la storia dei debitori, con le note positive e negative.
I database privati sono i Sistemi di informazione creditizia, in sintesi Sic. Sono tenuti da società come Crif Eurisc, Cerved Group, Experian, CTC e Assilea e si autoregolano con il supporto di un apposito codice deontologico consultabile sul sito del Garante della privacy.
Il nuovo codice deontologico
Nel 2019 è arrivato il nuovo “Codice di condotta per i sistemi informativi gestiti da soggetti privati in tema di crediti al consumo, affidabilità e puntualità nei pagamenti”: è stato proposto dalle associazioni di categoria e approvato dal Garante per la privacy dopo un articolato lavoro di revisione del vecchio Codice, che la Gpdr europea e la nuova normativa nazionale sulla privacy avevano di fatto reso obsoleto.
Il nuovo codice contempla, spiega il Garante per la privacy, “maggiori tutele per i consumatori censiti nelle banche dati del credito, trasparenza sul funzionamento degli algoritmi che analizzano il rischio nei finanziamenti, apertura alle nuove tecnologie e ai servizi del Fintech”.
Come cambia l’analisi del rischio creditizio
Le novità varate lo scorso anno hanno a che vedere con l’analisi del rischio creditizio, ovvero di quanto ognuno di noi rischia di non riuscire a rimborsare il prestito ottenuto. Volendo mettere il codice al passo con i tempi, la riforma arriva a toccare le forme più innovative di prestito fra privati gestite attraverso piattaforme Fintech.
Cosa cambia, esattamente? La riforma punta a un rafforzamento dei diritti “a tutela della privacy delle persone interessate” e della trasparenza, con informazioni più complete sul trattamento dei dati da parte delle società aderenti. Prevista l’istituzione di un organismo di monitoraggio indipendente, chiamato a vigilare sull’operato dei Sic.
Preavviso al debitore tramite smartphone
Ma l’aggiornamento del codice che ha preso forma lo scorso anno si è distinto per un’altra novità di cui molto si è parlato: un messaggio che arriva direttamente al nostro smartphone - tramite sistemi di messaggistica istantanea che garantiscano la tracciabilità della consegna - per avvisarci prima dell’eventuale iscrizione nei Sic, previo accordo con gli interessati. Insomma, previste nuove forme di contatto, con un avviso che ci può raggiungere tramite sms.
C’è anche stato un allargamento della base dei dati censiti, con l’inclusione delle varie forme di leasing, del noleggio e dei già menzionati prestiti tra privati, anche noti come peer to peer lending. “A tutela del credito e per rispondere alle richieste degli organismi di vigilanza”, spiega poi il Garante per la privacy, i dati storici positivi sui clienti ora possono essere conservati per cinque anni (60 mesi).
Come abbiamo detto tante volte, non conviene chiederne la cancellazione perché questi dati - “positivi” in quanto raccontano una storia di prestiti e mutui puntualmente rimborsati ed estinti e di rapporti felicemente svoltisi e conclusisi - ci fanno fare bella figura e aumentano le nostre possibilità di ottenere nuovi finanziamenti.
Algoritmi senza segreti
Sempre in nome della massima trasparenza, se il credito ci viene negato sulla base di analisi automatizzate, l’interessato ha ora la facoltà di chiedere lumi sulla logica di funzionamento degli algoritmi. Algoritmi che intanto possono essere “allenati” con dati sotto pseudonimo, in modo da proteggere l’identità delle persone reali. Adottate, infine, “ulteriori misure a tutela della sicurezza dei dati e contro gli accessi illeciti.
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