Chi ha paura dei Sic?
22 apr 2022 | 4 min di lettura | Pubblicato da Maria P.
Credito, prestiti, tutele, protezione, Sic. Una densa serie di chiarimenti è quella che ha proposto la capo dipartimento tutela della clientela ed educazione finanziaria della Banca d’Italia Magda Bianco nel seguito dell’audizione del 5 aprile 2022 presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti.
Chiarimenti che nascono dalle domande poste proprio a chiusura dell’audizione del 5 aprile. Vediamo, oggi, cos’ha detto in riferimento a un tema di grandissimi interesse e importanza, anche nel contesto del credito al consumo.
“È stato chiesto se – in considerazione delle attuali difficoltà del mondo del lavoro, connotato da un sempre maggior precariato – sia in corso un approfondimento/revisione dei criteri utilizzati nelle analisi del merito creditizio, con particolare riguardo alle richieste rifiutate di finanziamento e a come poi vengono declinate le segnalazioni alla Crif (e alla Centrale Rischi) e le cancellazioni delle segnalazioni (entro 60 giorni)”.
I criteri adottati nelle analisi del merito creditizio: cambiarli o no?
L’accesso al credito di cittadini e imprese in situazione di fragilità/difficoltà, ha ricordato Bianco, “è un tema molto rilevante dal punto di vista economico, sociale, di inclusione” e “pone anche un tema di legalità, considerato il rischio che la persona in difficoltà possa finire nel circuito illegale del credito”.
Nel nostro ordinamento, ha ricordato ancora Bianco, “la concessione del credito è rimessa all’autonomia imprenditoriale di banche e intermediari finanziari”. I quali valutano in maniera attenta e approfondita il merito di credito di chi domanda un prestito con due obiettivi essenziali:
- decidere se accordarlo o meno;
- definire un “prezzo” coerente con il profilo di rischio, in termini di tasso d’interesse e/o garanzie.
Ma la valutazione del merito creditizio risponde anche a una logica più generale.
Così la valutazione del merito creditizio tutela il consumatore
“La cosiddetta qualità del credito, cioè la proporzione di prestiti erogati a clienti solvibili, è inoltre un elemento fondamentale per la sana e prudente gestione degli intermediari e per la loro stabilità”, ha spiegato Bianco. In questo quadro, tutelare il cliente non significa concedergli un prestito anche se probabilmente avrà difficoltà a restituirlo ma chiedergli appunto di collaborare a una “corretta e approfondita valutazione del merito di credito”, anche con l’ottica di evitargli spiacevoli situazioni di sovraindebitamento.
Per favorire scelte consapevoli e informate, “le vigenti disposizioni di trasparenza della Banca d’Italia richiedono agli intermediari di fornire assistenza ai consumatori affinché possano valutare se il contratto di credito proposto sia adatto alle proprie esigenze”. A tale scopo, “agli intermediari è fatto obbligo di adottare procedure interne che consentano ai consumatori di ricevere gratuitamente adeguati chiarimenti, assicurando che il personale incaricato di prestare assistenza abbia un’adeguata e aggiornata conoscenza dei contratti di credito offerti”.
Con un consulente è meglio: verso il servizio di “debt advice” anche in Italia
Presso il pubblico, comunque, c’è ancora una conoscenza piuttosto scarsa riguardo agli strumenti che la legge mette a disposizione per superare temporanei stati di difficoltà. E questo “è un fattore che può ridurre l’efficacia e l’efficienza delle misure legislative presenti, finalizzate anche a fronteggiare l’emersione di fenomeni di usura”.
Non è quindi un caso che a livello europeo si stia delineando una crescente attenzione verso la promozione dell’attività di “debt advice”, cioè di “consulenza sul debito”. Bianco ha infatti riferito che “la stessa proposta di revisione della direttiva relativa ai contratti di credito ai consumatori, attualmente oggetto di negoziato, prevede che vengano messi a disposizione dei consumatori servizi di consulenza sul debito, ossia una forma di assistenza personalizzata di natura tecnica, giuridica o psicologica fornita da operatori professionali indipendenti a consumatori che incontrano o possono incontrare difficoltà nel rispettare i propri impegni finanziari”.
Obiettivo del “debt advice” è appunto quello di aiutare i consumatori “che incontrano problemi finanziari, offrendo loro un’assistenza specializzata per guidarli nel rimborsare, per quanto possibile, i debiti in essere, mantenendo un tenore di vita decoroso e preservando la dignità”.
Lo sviluppo del servizio anche nel nostro Paese potrebbe, ha detto Bianco, “contribuire a favorire la diffusione di attività finalizzate a fornire supporto e consulenza ai soggetti sovraindebitati, eventualmente anche attraverso la prestazione di assistenza per l’accesso al Fondo per la prevenzione del fenomeno dell’usura o alle procedure per la composizione della crisi da sovraindebitamento”.
Valutare il merito creditizio in un mercato del lavoro più precario
Quanto all’attuale situazione del mercato del lavoro nel nostro Paese, nel quale la diffusione di forme di impiego precarie è molto più ampia che in passato, la valutazione del merito di credito risulta più complessa e le banche devono far sempre più ricorso a canali informativi diversi dalle classiche “buste paga” e a “strumenti di monitoraggio affidabili per allocare i prestiti in base agli indispensabili criteri prudenziali”.
Assumono quindi un ruolo decisivo i Sistemi di informazioni creditizie privati (Sic), che registrano la storia creditizia di un cliente, con le sue pagine brutte ma anche con quelle belle (rate pagate con regolarità, rapporti di finanziamento conclusisi serenamente e via dicendo). Il ruolo dei Sic, ha sottolineato per l’appunto Bianco, “è anche – e, forse, soprattutto – favorire l’erogazione del credito a una clientela meritevole”. Nessuna finalità punitiva, quindi. Ma – almeno, questa è l’idea – ulteriore strumento a tutela del consumatore.
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