Prestiti, vincono quelli personali
7 lug 2014 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.
Un sondaggio sulle aspettative di inflazione realizzato dalla società M&G Investments getta le premesse del dibattito: gli italiani sono piuttosto preoccupati per i possibili rincari del costo della vita. E forse è proprio in questa ansia che risiede la spiegazione delle scelte evidenziate da altri due recenti studi: il consueto Barometro Crif - diffuso dall’azienda che gestisce l’archivio del merito di credito dei debitori, sul quale banche e finanziarie basano le loro decisioni - dedicato stavolta ai primi sei mesi dell’anno e l’Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani a cura del Centro Einaudi e di Intesa Sanpaolo.
Il Barometro Crif segnala che, anche se la situazione è migliorata, l’incertezza su reddito e lavoro, con un tasso di disoccupazione mai visto prima, pesa sulla ricerca di credito delle famiglie: nel primo semestre del 2014 gli italiani si sono fatti ancora più prudenti e hanno avanzato domanda per somme più basse abbinate a piani di rimborso più lunghi. Solo a giugno, prestiti personali e finalizzati insieme hanno dovuto incassare un -6,1% rispetto allo stesso mese del 2013. Tra gennaio e giugno, il calo è stato del 6,9%, sempre in confronto al medesimo periodo di un anno fa. Peggio è andata ai prestiti finalizzati, che da soli hanno registrato un calo del 9,6%. Un motivo c’è: di solito, questa categoria di finanziamenti è associata a esigenze di spesa più robuste. Esempio: se voglio comprarmi un’auto, sottoscrivo un prestito finalizzato. Ma è proprio questo il tipo di investimento che le famiglie, strette tra fisco e minor guadagno, hanno deciso di rimandare a momenti migliori.
Non stupisce che in media sia sceso anche l’importo per il quale si fa domanda: personali più finalizzati hanno totalizzato 7.935 euro dai 9.588 del 2007. Una richiesta su due si è orientata verso soluzioni sotto i 5.000 euro: a riprova del fatto che, se proprio devono, gli italiani chiedono un prestito ma senza pretendere cifre esorbitanti. Paradossalmente, è nei prestiti finalizzati che l’importo medio è stato più basso: 4.952 euro contro gli 11.248 dei prestiti personali. La ragione può essere proprio nella natura di questi finanziamenti: ai finalizzati si ricorre per acquistare i cosiddetti “beni durevoli”, tipo le già citate auto, i mobili e gli elettrodomestici. Quelli, insomma, su cui si sono concentrati i tagli più consistenti, con effetti sulla cifra media richiesta.
Completiamo il quadro con qualche pennellata dall’Indagine su risparmio e scelte finanziarie degli italiani a cura del Centro Einaudi e di Intesa Sanpaolo, basata su interviste realizzate da Doxa fra gennaio e febbraio a più di un migliaio di capifamiglia, correntisti bancari e/o postali. L’inchiesta conferma che l’impatto della crisi sui bilanci delle famiglie si è ridotto fondamentalmente perché le spese - laddove possibile - sono state decurtate. Si tende a risparmiare di più: nel 2007 non era riuscito ad accantonare denaro il 51% del campione, nel 2013 il 61%, nel 2014 il 59%: sul futuro non c’è certezza, ed ecco quindi che si mettono soldi da parte. Per spenderli, ci sarà tempo più avanti.
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