Perché i tassi salgono?
17 nov 2023 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.
I dati più recenti che danno conto dell’andamento dell’economia nell’area dell’euro e in quella italiana continuano a evidenziare gli effetti della politica monetaria restrittiva avviata dalla Banca centrale europea nel luglio del 2022. Questi effetti si manifestano assumendo, per esempio, la forma di una flessione annuale della produzione industriale.
Ma le ripercussioni della politica della Bce si possono cogliere anche nel mercato bancario in Italia: basti pensare che, secondo l’ultimo rapporto mensile dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana, il tasso medio sul totale dei prestiti si è attestato al 4,70%, a fronte del 4,61% di settembre.
Da cosa dipendono i tassi dei prestiti?
Nel credito al consumo, i tassi di interesse sono determinati da tutta una serie di fattori: tanto per cominciare, sono condizionati dalle dinamiche del mercato finanziario e dalle decisioni delle banche centrali. Quest’ultimo è un punto decisivo.
Come sappiamo, il decennio dei tassi a zero e addirittura sottozero è terminato. Dall’estate del 2022, nell’area dell’euro si è riaffacciata con prepotenza la stretta monetaria, che consiste in un incremento dei tassi di interesse, in una riduzione degli acquisti di titoli di Stato da parte della Banca centrale europea e in una serie di altre condizioni e questioni tecniche il cui esito è una maggiore rigidità nella circolazione del credito.
Questo, per noi comuni debitori, comporta che il denaro che prendiamo in prestito dalle banche costa di più: i tassi applicati alle rate di rimborso, infatti, aumentano.
Tassi sui prestiti: di cosa stiamo parlando?
C’è tasso e tasso. Se a monte la differenza la fanno i tassi (e le altre decisioni) della Bce, a valle è il Taeg (il Tasso annuo effettivo globale) che chi intende sottoscrivere un prodotto del credito al consumo deve guardare. Come vi abbiamo detto tante volte, il Taeg sintetizza il costo totale del credito a carico del consumatore: equipara infatti su base annua i valori attuali di tutti gli obblighi finanziari esistenti o futuri assunti dal debitore.
Esiste però una soglia oltre la quale gli interessi vengono considerati usurari. Tale soglia si calcola partendo dalla media dei tassi di mercato rilevati a cadenza trimestrale dalla Banca d’Italia e pubblicati dal ministero dell’Economia (è il famoso Tegm, il Tasso effettivo globale medio, di cui pure vi abbiamo parlato diverse volte).
Se il tasso di interesse applicato dalla banca o dalla finanziaria va oltre la soglia dei tassi usurari, stabiliti periodicamente dal ministero dell’Economia con apposito decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale, si può sporgere reclamo.
Prestiti bancari: i dati Abi di ottobre 2023
I tassi più alti incidono anche sui prestiti richiesti e concessi. Stando ai dati mensili Abi, nell’ottobre del 2023 i prestiti a imprese e famiglie sono scesi del 3,6% rispetto a un anno prima, mentre a settembre 2023 avevano registrato un calo del 3,8%. Non solo rialzo dei tassi. “Il calo dei volumi di credito”, si legge nel rapporto mensile dell’Abi, “è coerente con il rallentamento della crescita economica che deprime la domanda di prestiti”.
Quali segnali arrivano dalle sofferenze?
Le sofferenze nette (ossia al netto di svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse) a settembre 2023 sono state pari a 17,8 miliardi di euro (17,9 miliardi ad agosto). Se confrontato con il livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto nel novembre 2015 (88,8 miliardi), il calo è di 71,1 miliardi.
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