Due indagini sul credito
19 lug 2024 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.
Standard più severi, ma la domanda di credito va. Secondo l’indagine sul credito bancario nell’area euro – la Bank lending survey (Bls) – di luglio, nel secondo trimestre di quest’anno le banche dell’eurozona hanno segnalato:
- un ulteriore moderato allentamento netto degli standard di credito per i prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni (-6%);
- un ulteriore, seppur moderato, irrigidimento (6%) per il credito al consumo e gli altri prestiti alle famiglie.
Un dato sostanzialmente in linea con la tendenza degli ultimi trimestri e con le aspettative delle banche, la cui tolleranza al rischio ha rappresentato il principale fattore alla base dell’inasprimento netto dei prestiti alle imprese.
Per il terzo trimestre gli istituti prevedono ora un moderato inasprimento netto per i prestiti alle imprese e standard di credito invariati per i prestiti alle famiglie.
In Italia credito più caro che nel resto dell’eurozona?
Sì, secondo l’ultima rilevazione della Fondazione Fiba di First Cisl , condotta su dati Bce. Secondo la rilevazione, l’Italia si conferma la meno conveniente tra i principali Paesi europei per i costi praticati sul credito al consumo.
In particolare:
- il Taeg sulle nuove operazioni a maggio si è attestato al 10,66%, a fronte del 10,59% di aprile;
- nell’area euro, lo stesso tasso è salito dall’8,58% all’8,69%;
- rialzi più contenuti sia in Germania (dall’8,34% all’8,46%) sia in Francia (dal 6,76% al 6,82%).
Il dato italiano si conferma quindi più consistente, così come risulta più alta la quota che gli italiani destinano al credito al consumo sul totale dei prestiti richiesti: a maggio si posiziona al 18,5%, rispetto a una media dell’eurozona dell’11,2%. Sia per l’Italia che per l’area euro la tendenza alla crescita da inizio anno evidenzia una certa costanza. Germania e Francia sono invece rispettivamente ferme al 9,8% e al 12,6%.
Le condizioni di accesso al credito non frenano la domanda
Le condizioni di accesso non mortificano però la domanda, anzi. Nel confronto con il mese di marzo del 2023, il ricorso a questa forma di indebitamento è salito da 153,9 a 162,4 miliardi, segnando un incremento del +5,88%, in un quadro nel quale i prestiti alle famiglie sono scesi dello 0,9%.
Tra le varie regioni della nostra Penisola, a marzo la variazione più consistente rispetto al trimestre precedente si è avuta in Toscana, con un +1,64%, in Liguria (+1,36%) e in Molise (+1,28%); più anemici i dati del Trentino Alto Adige (+0,32%). Nel complesso dei prestiti alle famiglie prevale il segno meno, fatta eccezione per la Puglia, la Sardegna e la Sicilia, che si difendono seppure con aumenti modesti.
La rischiosità del credito rimane su livelli contenuti
L’indagine evidenzia poi come la rischiosità del credito, rappresentata dal tasso di deterioramento dei prestiti alle famiglie, pur restando contenuta, sia salita costantemente nel 2023 per poi ripiegare nel corso del primo trimestre del 2024 (da 0,262% a 0,246%). Su base regionale, le maggiori difficoltà si registrano al Sud, con la Sicilia in evidenza (0,408%), seguita dalla Calabria (0,395%) e dalla Campania (0,364%).
Attenzione alla crescita della cessione del quinto
Da segnalare infine la continua crescita della cessione del quinto dello stipendio, che secondo la Fondazione impone qualche interrogativo: dal 2011 al 2023, l’ammontare di questo tipo di prestiti ha quasi ottenuto il raddoppio, da poco più di 10 miliardi a 18 miliardi e oltre di euro.
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