Risparmio: Italiani ancora prudenti nei consumi
11 gen 2022 | 4 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.
A far chiarezza la ricerca di Intesa Sanpaolo
Nel corso del 2020 la pandemia ha fatto il suo ingresso in una casa su dieci portando con sé conseguenze importanti sia sulla salute, sia sui bilanci delle famiglie. A fare i conti con l’impatto economico della pandemia è la ricerca sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani realizzata da Intesa Sanpaolo e dal Centro Einaudi.
Secondo le interviste sull’andamento dell’anno 2020, raccolte a marzo e a maggio del 2021 e rivolte a coloro che all’interno della propria famiglia si occupano del budget familiare, il 36,8% ha visto ridursi o azzerarsi le entrate e a causa delle conseguenze economiche del Covid.
Tra questi, il 19,6% ha dichiarato che le entrate sono diminuite ma solo di “poco”, il 15,7% che sono diminuite “molto” mentre l’1,5% precisa di aver perso tutte le entrate. Dietro al dato medio di una perdita di reddito netto familiare, pari a 105 euro mensili, vi sono quindi diverse situazioni, tra cui quelle più difficili: l’impatto economico più importante si è infatti abbattuto su una famiglia su tre.
Il Covid svela la mancanza di un “paracadute”
Gli effetti economici negativi del Covid sulle famiglie sono state in parte attenuati dalle misure di politica economica adottate dal nostro Paese. In media, i sussidi o altre forme di supporto economico hanno raggiunto il 28% del campione.
Ma il dubbio più importante che la ricerca contribuisce a sollevare è: di fronte all’emergenza, le famiglie italiane erano preparate? Nonostante l’ampio serbatoio di risparmio privato, non tutte in realtà avevano la possibilità di aprire un paracadute per i casi imprevisti. Il 53% non aveva accantonato un fondo di riserva, non aveva scorte di denaro prontamente utilizzabili e neppure strumenti liquidabili immediatamente per far fronte alla situazione.
La pandemia, dal punto di vista del risparmio, ha evidenziato due tendenze contrapposte. Da un lato vi è stato la diminuzione, dal 55,1% al 48,6%, della quota di risparmiatori nel campione, per effetto delle ridotte disponibilità. Dall’altro invece sono cresciuti i risparmiatori pari a ben 6,7 punti percentuali: si tratta tuttavia una platea che ha intrapreso il risparmio in modo involontario, riducendo i consumi per effetto delle restrizioni di attività e mobilità.
Investimenti e prestiti in stand by
Gli investimenti finanziari nell’anno del Covid-19 sono stati ridotti e messi in larga parte in standby proprio per effetto dell’incertezza causata dalla pandemia, ma anche dalla difficoltà di incontrare sul mercato investimenti corrispondenti agli obiettivi dei risparmiatori. Gli effetti di questo atteggiamento proseguono ancora: basti pensare che nel 2021 gli italiani hanno continuato a privilegiare nel breve periodo la liquidità.
Lo scarso attivismo finanziario del 2021, in parte scelto e in parte subito dai piccoli investitori, ha colpito anche i prestiti alle famiglie. Quelli relativi ai mutui per le case (1,1% del campione) hanno seguito la flessione registrata nel 2020 delle compravendite immobiliari.
Vi sono stati meno acquisti di case, per la difficoltà di compiere materialmente tutte le operazioni necessarie, dalle visite agli atti notarili. In compenso i mutui sono stati rinegoziati (1,3% del campione), oppure sospesi per effetto delle moratorie rese possibili dalle norme anti-Covid. Il 16,8% dei titolari di un mutuo ha chiesto e ottenuto la sospensione, quota che sale al 31,5% dei mutuatari sulla cui famiglia il Covid ha impattato a livello clinico e a ben il 32,6% degli over 55.
Il risparmio accumulato resta fermo nel cassetto
I risparmiatori più dinamici sono tuttavia pronti a riprendere consumi e investimenti temporaneamente congelati. Ma che cosa faranno le famiglie col risparmio accumulato?
Il campione qui si divide in due parti. Una parte, quella prevalente e pari al 64%, vorrebbe per il momento aspettare e tenere da parte il gruzzoletto accantonato. Il restante 36%, che include i laureati, i giovani e gli appartenenti al ceto medio-alto e alto per reddito, vorrebbe invece tornare a consumare anche se con priorità differenti.
Secondo l’analisi di Intesa Sanpaolo, il ceto medio è pronto a spendere di nuovo, nell’ordine, in viaggi, in una nuova auto o in beni durevoli, solitamente acquistati attraverso il ricorso a un prestito personale o a un finanziamento finalizzato. L’acquisto di una casa si collocherebbe invece solo al terzo posto. I giovani invece mettono al primo posto la casa, poi l’auto e infine i viaggi.
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