Prestiti: oltre la metà di quelli già scaduti erogati al Nord
25 mag 2021 | 3 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.
La concentrazione ricalca la distribuzione della attività produttive
Nonostante l’approvazione di alcune misure di sostegno da parte del Governo, imprese e famiglie sembrano essere ancora in affanno per effetto dell’impatto economico della pandemia da Covid-19.
A confermarlo è la mappa dei crediti deteriorati delle banche realizzata dalla Fabi, il principale sindacato dei lavoratori delle banche in Italia.
Secondo l’elaborazione del centro studi, su dati di Banca di Italia, le rate non rimborsate regolarmente da aziende e famiglie nel nostro Paese a fine 2020 ammontavano a circa 97 miliardi di euro.
La metà dei crediti deteriorati (conosciuti anche come prestiti non performanti o, in inglese, non performing loans, NPL) è concentrata nel Nord Italia e solo il 40% distribuito tra Centro e Sud.
Si tratta di un debito che è concentrato maggiormente in cinque regioni e con una distribuzione territoriale che copre per più della metà il Nord Ovest e il Centro, per il 20% il Nord Est, mentre per la restante parte è suddiviso tra Centro (24%) e Sud (14%).
Ma la concentrazione dei crediti deteriorati ricalca di fatto la mappa la distribuzione delle attività produttive lungo lo Stivale: laddove la concentrazione di imprese è maggiore, sale anche il livello delle sofferenze.
In cima alla classifica abbiamo infatti la Lombardia (24%), Lazio (13%), Emilia-Romagna (9%), Veneto (8%) e Toscana (6,7%), mentre la situazione è sotto controllo in Trentino-Alto Adige (2%), Umbria (1,9%) e Liguria (1,8%).
Percentuali più basse si registrano in Calabria (1,6%) e in Friuli-Venezia Giulia (l’1,5%).
Sofferenze e inadempienze frenano le imprese
Ad eccezione dei prestiti scaduti, nelle altre due categorie del rischio di credito (le sofferenze, che consistono nei prestiti che la banca non può più esigere se non ricorrendo a vie legali, e le inadempienze probabili), il mondo delle imprese è esposto a rischi maggiori rispetto alle famiglie, anche se più marcati in alcune regioni del Paese rispetto ad altre.
Solo il 27% dei complessivi 96,9 miliardi di euro è stato erogato alle famiglie (14,4 miliardi), mentre oltre il 70% dei volumi si riferisce alle aziende (71,1 miliardi), che dimostrano di essere i debitori più esposti nei confronti delle banche.
Tra i circa 50 miliardi di euro di prestiti non rimborsati al Nord e i 38 miliardi di euro ancora pendenti al Centro Sud, l’Emilia-Romagna, il Lazio e la Lombardia raggiungono insieme quasi la metà dei debitori complessivi e rispettivamente il 52% delle inadempienze probabili e il 43% delle sofferenze.
Non restano esenti da rischi però neppure le Isole: in Sicilia e Sardegna le imprese in gravi difficoltà a fine 2020 per mancati rimborsi rappresentano insieme il 7,5% del totale.
Situazione a rischio per il 2021
Tra moratorie e prestiti coperti dalla garanzia dello Stato, il 2020, nonostante l’impatto della pandemia non ha registrato un’impennata dei non performing loans.
Il dato sui crediti deteriorati (sofferenze, incagli, inadempienze probabili...) è migliorato: l’anno scorso l’ammontare complessivo dei prestiti in difficoltà era pari a 96,9 miliardi di euro contro i 133,7 del 2019.
Di fatto le moratorie e le cessioni di Npl da parte delle banche italiane hanno contenuto gli effetti negativi della crisi sui bilanci bancari durante il momento più acuto della pandemia.
Ma le prospettive non sono rose: nel momento in cui le misure d’emergenza verranno meno, la classificazione degli impieghi, e quindi dei finanziamenti erogati, potrebbe rivelare brutte sorprese.
Per questo, come ha ricordato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, la Banca centrale europea e l’Eba (Autorità bancaria europea) hanno chiesto agli istituti di credito di gestire le sofferenze aumentando i criteri di controllo: le banche europee da quest’anno dovrebbero infatti smaltire tra i 7 e i 9 anni i crediti in sofferenza coperti da garanzia reale e in tre anni quelli senza garanzie reali.
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