Effetto Covid sull’economia: Pil in caduta e famiglie in affanno
2 mar 2021 | 3 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.
Numerose le voci di spesa che hanno subito un calo
Mentre l’attenzione resta alta per i rischi sanitari legati alla diffusione delle nuove varianti del Covid19, l’Istat presenta una prima stima delle conseguenze economiche della pandemia.
Il conto purtroppo è molto salato: secondo i dati raccolti dall’Istituto nazionale di statistica, nel 2020 l’economia italiana ha registrato una contrazione di entità eccezionale in seguito all’adozione delle misure di contenimento connesse all’emergenza sanitaria.
A trascinare la caduta del Pil di quasi il 9% è stata soprattutto la domanda interna, mentre la domanda estera e la variazione delle scorte hanno avuto un impatto più limitato.
Come si legge in una nota ufficiale dell’Istat, “dal lato dell’offerta di beni e servizi, il valore aggiunto ha segnato cadute marcate, particolarmente nelle attività manifatturiere e in alcuni comparti del terziario. La contrazione dell’attività produttiva si è accompagnata a una decisa riduzione dell’input di lavoro e dei redditi”.
Detto in altri termini, come era già evidente dalle notizie relative al prolungamento della cassa integrazioni per molti italiani, la riduzione dell’attività produttiva ha causato una riduzione delle ore di lavoro e di conseguenze del reddito delle famiglie italiane.
Calano importazioni ed esportazioni
Nell’anno della pandemia il Pil italiano in volume è diminuito dell’8,9%, un calo senza precedenti a esclusione della Seconda Guerra Mondiale, mentre il rapporto Deficit/Pil ha toccato il 9,5% per effetto delle misure di sostegno messe in campo dal Governo.
Il Pil in volume si è attestato a 1.572.641 milioni di euro, oltre 150 miliardi in meno rispetto 1.725.733 del 2019. Si tratta del livello più basso dal 1997, come se l’Italia fosse tornata indietro di 23 anni.
Calcolato a prezzi di mercato è stato invece pari a 1.651.595 milioni di euro con un calo del 7,8% rispetto all’anno precedente.
La caduta del Pil, infatti, è stata accompagnata da un calo delle importazioni di beni e servizi del 12,6%. Le esportazioni di beni e servizi sono diminuite del 13,8%, gli investimenti fissi lordi del 9,1%, e i consumi finali nazionali del 7,8%.
I consumi delle famiglie
Nonostante il ricorso ai risparmi, e in misura molto contenuta ai prestiti personali, nel 2020 la spesa per consumi finali delle famiglie è scesa in volume del 10,7% contro il leggero incremento dello 0,3% del 2019.
Oltre infatti al calo dei redditi per una parte della popolazione, le misure adottate per contenere la pandemia hanno di fatto ridotto i consumi anche da parte delle famiglie che non hanno subito una riduzione delle entrate.
Ovviamente a subire un taglio particolarmente pesante sono stati proprio quei settori più colpiti dai provvedimenti che hanno limitato gli spostamenti e le aperture degli esercizi pubblici.
La spesa per alberghi e ristoranti è diminuita del 40,5%. Le uscite per consumi di beni sono calate del 6,4% e quelle per servizi del 16,4%.
Tra le voci di spesa che hanno subito il calo maggiore, in volume, si segnalano i trasporti (24,7%), per ricreazione e cultura (22,5%) e per vestiario e calzature (20,9%).
Le uniche componenti di spesa che segnano una crescita sono state invece quelle legate a una maggiore permanenza in casa: alimentari e bevande non alcoliche sono cresciuti dell’1,9%, le comunicazioni del 2,3%, abitazione, acqua, elettricità, gas ed altri combustibili dello 0,6%.
Commercio e terziario i più penalizzati
Nel 2020 il valore aggiunto complessivo è diminuito in volume dell’8,6%; nel 2019 aveva registrato un aumento dello 0,2%.
Il calo è stato marcato in tutti i settori: 11,1% nell’industria, 8,1% nei servizi, 6,3% nelle costruzioni e 6% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca.
Nel settore terziario contrazioni particolarmente marcate hanno interessato commercio, trasporti, alberghi e ristorazione (16%), attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrative e servizi di supporto (10,4%).
Il settore che include complessivamente le attività artistiche, di intrattenimento e divertimento, ma anche di riparazione di beni per la casa e altri servizi, ha perso invece il 14,6 per cento.
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