Come sono andati i consumi di Pasqua
14 apr 2021 | 3 min di lettura | Pubblicato da Paolo F.
Perdite importanti per il turismo e il settore alimentare
Niente lunghe tavolate, gite fuori porta vietate e locali chiusi: anche la Pasqua 2021 ha dovuto fare i conti con la pandemia: le famiglie, tra difficoltà economiche, restrizioni e incertezza, hanno speso meno.
E i consumi continuano a calare, esponendo a gravi rischi interi settori, a partire da ristorazione e turismo.
Il conto del pranzo di Pasqua
In Italia, il binomio festa-cibo è indissolubile: il pranzo di Pasqua muove circa 8 miliardi di euro.
Stavolta, però, non è stato possibile allargare gli inviti. E anche se il settore alimentare è stato tra quelli meno colpiti dalla pandemia, è pur sempre stata una festa in tono minore.
Guardando oltre i fornelli domestici, le cose peggiorano: la ristorazione, con le sole possibilità di asporto e consegna a domicilio, sta vivendo mesi complicati.
Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, ha stimato che la zona rossa a Pasqua abbia provocato perdite per 350 milioni di euro. Cui si aggiungono altri 230 milioni per Pasquetta.
Turismo bloccato
In condizioni normali, la Pasqua non è solo pranzi e cene, ma anche un momento di vacanza durante il quale viaggiare.
Secondo Assoturismo, nel 2021 le restrizioni sono costate alle strutture ricettive 1,4 miliardi di euro, dovuti agli 11,3 milioni di presenze in meno.
In particolare, afferma un sondaggio condotto da Swg per l'associazione che fa capo a Confesercenti, tre italiani su quattro non si sono mossi dalla propria residenza e il 2% ha sfruttato la seconda casa di proprietà.
La Pasquetta, orfana delle gite fuori porta, è stata trascorsa in casa di parenti da un italiano su dieci, mentre solo il 3% ha scelto casa di amici.
Ridotta al 2% anche la quota di chi ha passato le vacanze in viaggio, seppur con alcune differenze territoriali. Gli italiani che hanno comunque deciso di partire sono stati il 6% dei residenti nel Nord Est e solo l'1% al Sud.
L'impatto dei vaccini sui consumi
La linea delle associazioni di categoria è stata espressa dal'Ufficio economico Confesercenti, a commento dei dati con i quali l'Istat ha confermato una forte tendenza al risparmio delle famiglie anche nel quarto trimestre 2020.
L'allerta sanitaria è ancora alta, ma le casse delle imprese si stanno svuotando.
Ecco perché “la priorità” deve essere la campagna vaccinale. “Ogni mese di ritardo – afferma l'Ufficio economico - costa cinque miliardi di consumi”.
Gli italiani, infatti, tendono a spendere meno non solo perché (come nel caso del turismo) non possono farlo e non solo per reali ristrette finanziarie. Conta anche, spiega Confesercenti, “l'incertezza rispetto al futuro prossimo, che induce ad aumentare il risparmio, anche precauzionale”.
Un comportamento ormai consolidato (confermato dal periodo pasquale) che condiziona la spesa corrente, ma anche la propensione a sottoscrivere prestiti, sia che si parli di mutui che di credito al consumo.
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